il T.A.T. mette in cinta?

Questa è la lettera che mi inviò una mia cara allieva che lascio per intero perché è molto bella e preziosa per me.

 

In più, vi è una notevole capacità di sintesi nel descrivere che cosa sia la frequentazione di un mio laboratorio di teatro terapia e degli imprevedibili …effetti collaterali!

 

 

 

L’esperienza in un TAT , nel mio TAT…..ovvero “cosa vi stavo dicendo?“

 

Uno squarcio nel cielo, una breccia nel cuore.

 

Ho visto la locandina su internet, su un sito della provincia.

 

A dir la verità cercavo “teatro” per andare a vederlo,

 

perché ci sono tante compagnie locali ma io non sono mai abbastanza in giro per vedere le locandine esposte.

 

Cosicché, cercando cercando, ogni tanto fortunatamente vengo a sapere che c’è uno spettacolo “di tradizione” cioè comico ed in dialetto qui nelle nostre zone.

 

E appare l’avviso del “corso diteatro”…. Non che mi interessasse fare teatro, ma poi c’era scritto “musical”….e a me è sempre piaciuto ballare, e a dir la verità anche cantare, non penso di essere stonata, ma tra il dire e il fare……

 

mai fatto una esibizione in pubblico, la cosa più azzardata è stata cantare in macchina con la radio a massimo volume in modo che mi coprisse, e che , se c’erano imperfezioni, non si sentisse….. unico spettatore il mio fidanzato

 

che, insomma, se non lo faccio con lui….con chi lo dovrei fare…anche se ci sono voluti due anni prima di prendere “certe” confidenze !

 

Va beh, in un musical cantano solo i protagonisti, poi serve il corpo di ballo dietro, che può anche non cantare, no ?

 

C’è scritto “necessario telefonare”…. Mah ! dico, e se non telefono ?

 

 Cosa vuoi che succeda ? che mi buttifuori ? E’ un corso a pagamento….e chi paga, si sa, non si manda mai via. Anche perché non c’è scritto di chi è il numero, e sull’annuncio che ho visto io, non c’era la foto del Paolo. Che se telefono e mi prenoto e poi non vado ? …Faccio più bella figura così o se mi presento lo stesso anche se non ho avvisato ?.. Ma poi, che mi importa ?... Se c’è scritto di chiamare, chiamo, mi diranno pure qualcosa, sono loro che devono dare maggioriinformazioni. Così chiamo. E dico “ io sono .….ho visto il numero e sto chiamando…” E fu cosi che sentii per la prima volta la “r” moscia di Paolo.

 

La conversazione però non mi ha portato nessuna immagine nella testa, non riuscivo ad immaginarmi questo personaggio !

 

Poi arriva la sera del corso, ci presentiamo. Ha un sorriso che è troppo impostato per essere vero !

 

Beh, vediamo cosa ci racconta.

 

All’inizio sembra un incontro degli alcolisti anonimi. Comincia subito con applausi a go go, per ogni singola cosa. Ci chiede perché siamo lì.

 

Seguono alcune risposte di rito, altre originali.

 

Perché sono lì ? ….

 

Dovevo assolutamente “fare qualcosa”.

 

Non si può vivere di solo lavoro. Casa lavoro, lavoro casa. Amici, casa, lavoro. Amici sempre più indaffarati (me compresa), nessuno ha più tempo per nessuno. Nel 2009 ho “perso” un bambino, …nei due anni successivi, considerata l’età, ho fatto un percorso nel mondo della Procreazione Medicalmente Assistita,

 

senza risultati.

 

Dovevo “fare qualcosa”.

 

Ho fatto dei cambiamenti nel 2011. Ho lasciato un lavoro che era diventato troppo “opprimente”, ho rinunciato a uno stipendio elevato e ad una possibile carriera per vivere di più. Ho deciso che mi sarei accontentata di meno vacanze, di meno cose, per vivere di più. Ho trovato un altro posto dove mi apprezzano per quello che sono.

 

Ma dovevo fare qualcosa “per me”. Mi stavo fossilizzando……tra internet e tv , ti traggono in inganno, ti fanno credere che tutto è una tragedia, che va tutto male. Che siamo senza futuro.

 

Ma io ? Ero così viva, briosa, facevo tante cose…. Si ma poi si cresce.

 

…Le mie amiche fanno danza del ventre. Bello, se entri “nel vero senso” di questa danza, apprezzi fino in fondo la femminilità e l’essere donna, al di là del significato apparente…..quello che ormai è il senso comune….sempre legato al sesso. Ho provato, ma il corso era troppo “lento”… mi annoiavo. Io sono una che apprende subito, capisco che l’insegnante deve “accontentare” tutti…. Ma l’avanzamento era minimo…ci sarebbero voluti degli anni. Io ho sempre studiato a casa, se devo fare un compito, lo ripasso a casa, invece ho capito che la gente che va ai corsi, fa “quello che fa ai corsi” solamente ai corsi, non a casa.

 

Insomma, tornando a noi, hai capito. Dovevo distrarmi dal fatto che non riuscivo a rimanere incinta.

 

La vita è fatta anche di altre cose, e io dovevo solo scoprirle. Come vedi avevo già cominciato a fare un lavoro su me stessa…bisognava ora interagire con il mondo.

 

Tutte quelle cose che tu dicevi sulle persone che non si parlano, che la società al giorno d’oggi ci porta a “non parlarsi”, non conoscersi, non sfiorarsi nemmeno…

 

Forse il mondo fuori aveva qualcosa per me, e io mi volevo arricchire.

 

Naturalmente, abituata ad analizzare tutto, tutti i pro e tutti i contro, mi presento con atteggiamento abbastanza scettico: sentiamo cosa ci racconta questo qua. Che cosa ha scoperto lui che ancora io non ho scoperto. Non voglio certo farmi ingannare ! Si può vedere cosa succede.

 

Entra la gente, siamo di tanti tipi…di tante età. Io saluto tutti, fa parte dell’educazione … Fortunatamente ho una faccia che sorride, e mi viene anche bene, del resto, l’ho sempre usataper“nascondere” il resto che c’è dietro.

 

Ci fa fare cose strane…già il contatto fisico con le persone, non è facile.

 

Pensiero: la musica dal vivo. Fa differenza.

 

Finita la prima lezione, ne discuto con le persone vicine a me. Proseguo ? Non proseguo ?

 

Non è facile capire la passione per “il musical”, per il ballo, per chi non ce l’ha.

 

Paolo ci aveva detto di portare “carta e penna”, ma naturalmente nessuno l’ha fatto. Pensiamo di ricordarci sempre tutto, invece la mente è così bombardata di informazioni che qualcuna sfugge per forza. Per fortuna, quando deve spiegarti un concetto, lo ripete, e a voce alta.

 

La prima lezione ci ha detto “state attenti, a quando andrete fuori di qui, perché da stasera voi avete un fascino particolare, e potete fare dei danni in giro””. Questo era di mercoledì. Non so se è stato un caso, ma quel fine settimana ho avuto solo successi.

 

Poi ci ha detto che avremmo dovuto affrontare un processo di “re imbambimento”.  Aveva ragione.

 

Gli istinti dentro ci sono sempre, solo che sono sotterrati. Ci ha fatto fare dei saltelli…. Avrò fatto kilometri di saltelli da piccola, ma al momento del mio turno mi sono chiesta “saprò ancora farli?” un esercizio apparentemente scoordinato ma che richiede coordinazione….. e che non devi pensare per farlo.

 

Devi solo farlo.

 

Poi ci ha detto di “avere un obiettivo”.

 

Quando te lo sei fissato, di tutto il resto che ti importa ?

 

Dobbiamo fare progetti ambiziosi, ma realizzabili.

 

Ci dava le frasi su dei cartoncini, già tagliati, cosi li potevamo tenere in tasca. Ci dava le frasi da ripetere e imparare a memoria, come un mantra. Ma non era questo che funzionava per me. Ripetere incessantemente una cosa, recitarla a memoria, non cambiava ancora niente.

 

Pensiero: apprezzare ogni cosa come un dono.

 

E dopo tre lezioni ancora nessuna notizia del musical. Si sarebbe fatto ? Non si sarebbe fatto ? Che cosa avrei potuto fare io ?

 

Ci da il testo della canzone finale del musical….lo proviamo, è anche facile.

 

Ma ancora non sappiamo la storia.

 

Alla quarta lezione, quando io cercavo di imparare e ricordare i nomi di tutti, e cogliere in loro una caratteristica che mi avrebbe fatto ricordare di loro, faccio una scoperta. La maggior parte delle persone partecipanti, non sa il mio nome.

 

Sono una qualunque.

 

Quando pensi “non canto o non faccio questa cosa in pubblico perché tutti mi guardano” o eviti sempre di fare cose “spontanee” perché tutti ti guardano…non è così. Non sei nessuno. Io ero una qualunque, un vagoncino del trenino che la prima allieva in fila,  si ostinava a non tenere in ordine.

 

Il mondo ha altri pensieri. Io posso occuparmi di me, essere me stessa senza pericolo di infastidire alcuno.

 

Ormai era una sfida. Ero d’accordo con le cose che diceva, anche se non erano niente di nuovo. Bastava solo che fossi io a fare il passo per cambiare. A casa, facevo tutto quello che diceva. Ero più contenta io, e le persone intorno a me, beh…anche.

 

La quarta lezione ci canta un’altra canzone del musical:

 

“Ogni volta che nasce un bambino”.

 

CHE COSA !?!?!?!?

 

Io vengo qui per distrarmi da un UNICO pensiero, che da due anni mi ossessiona, e di cosa si parla ????

 

di “Ogni volta che nasce un bambino” ???

 

DE-VA-STAN-TE.

 

Come faccio a sopportarlo, come faccio ora a “non pensarci”,

 

a “distrarmi !!!”…

 

Che poi il testo, nella sua semplicità, è anche molto bello.

 

E’ stato inevitabile (per me) piangere.

 

Al di là della mia storia personale, come si fa a non piangere, al solo pensiero della vita, di questo piccolo che salta da una nuvola all’altra ?

 

Forse gli altri hanno una sensibilità diversa. Vedo che mi guardano, con lo sguardo lateralmente, stupiti delfatto che io pianga. E mi torna in mente di quando alla prima lezione, il Paolo diceva che “i timidi” hanno

 

una ricchezza maggiore che si tengono dentro, rispetto agli altri. E che il mondo ha bisogno di questaricchezza.

 

Torno a casa con il morale a terra.

 

Che devo fare ? ormai che sono al fondo, non mi resta che scavare.

 

Forse è un segno, forse è una cosa, un tunnel che DEVO attraversare per uscirne migliore. Forse non ho maielaborato appieno il fatto di aver perso un bambino due anni fa, non ci ho mai pianto sopra abbastanza, non volevo affrontare la cosa. E’ giunto il momento. Ho l’opportunità di farlo scoprendo che in realtà tutto il mondo intorno a me è contento, perché una vita che nasce è sempre una cosa di cui essere contenti.

 

E loro non piangono, ma festeggiano.

 

Ogni volta che in macchina mettevo su il cd delle canzoni del musical, per impararle, arrivati a questa canzone, piangevo sempre.

 

Allora andiamo a fondo. Affrontiamo questo dolore. Non so se sarò in grado di cantare questa canzone, ma,nel caso dovessi, muoverò le labbra anche se le parole non usciranno.

 

Nel frattempo conosco ... Non si capisce subito che è non vedente, fino a quando non ti capita proprio ilcaso specifico. Tutto il resto del gruppo “si muove” intorno a questa cosa, senza sentimenti di “pietà” o di“compassione”. Del resto lei è la prima che non li ispira per niente. Ha una luce attorno, sembra più in pacecon il mondo di tutti noi, anche se il mondo le ha tolto qualcosa di molto importante. Insomma è veramente speciale, e io mi sento fortunata ad essere lì, e mi sento fortunata perché c’è una persona(Paolo) che mi insegna come comportarsi con lei.

 

E poi conosco … la fata cappellaia. Non so che cosa ha, ma mi influenza positivamente. Quando è nella stanza, c’è una sorta di felicità intorno.

 

Non mi spiego perché. Mi sono trovata in sintonia con lei.

 

E poi arriva la gran sera. Quella della distribuzione dei ruoli. Potremmo intitolarla: “Le intuizioni di Paolo”.

 

Come faceva a sapere che c’era una lady inglese dentro …dentro di lui?

 

Come pensava di tenere a badal’esuberanza di ...? Mille volte ho sentito dire “tasi “ (taci) , e mai una volta con volume più alto delle altre ocon tono di disperazione ! Persino noi del ”pubblico” , non ce la facevamo più…..

 

Pensiero: l’umiltà di non andare mai oltre. Di guadagnarsi il silenzio degli allievi.

 

Le cadenze dialettali che ogni tanto si lascia sfuggire, e che sembrano vengano dalla sua vera parte….quellaverace.

 

Che fossero state intuizioni, o che semplicemente il fatto di essere stati messi “in sfida”, con noi stessi, con il teatro, in fondo eravamo li per quello, gli allievi si sono adattati al ruolo che veniva richiesto, alla perfezione. Ha funzionato.

 

Pensiero: Paolo non ti ascolta mai. Ti percepisce.

 

Lui ha un ammasso di informazioni in testa, che si accumulano, ha gli occhi che girano da soli. Inutile che gli parli, non ascolta.

 

E’ già “avanti”.

 

Mancavano 3 prove. E tutto era ancora da fare. Come avremmo potuto farcela ?

 

Stefania  mi ha detto: quando lui pensa una cosa, la pensa come se sia “già fatta”. Non come noi che, quando abbiamo un progetto, proviamo proviamo, proviamo e riproviamo finchè siamo sicuri, e poi non siamo sicuri neanche ancora, che ci riesca.

 

Che ci resta da fare ? Ormai che siamo in gioco, giochiamo.

 

Facciamo le prove, con impegno, ascoltiamo il regista che “regge”.

 

Ogni tanto mi viene qualcosa da dire, elo dico, ma mi sento sempre in colpa perché non vorrei oltrepassare il regista. Non vorrei che mi interpretasse male, già mi hanno classificato come “quella precisina”, io non voglio passargli davanti, assolutamente ! Magari altri occhi vedono cose che lui non vede…..ma poi la decisione finale spetta a lui.

 

Proviamo, lui ha tutto sotto controllo.

 

Noi no ! _

 

Però ci divertiamo. Un insieme di persone diverse, disparate, ci divertiamo. Ognuno ci mette un po’ del suo, che è proprio quello che Paolo ci dice dalla prima lezione: “Ho bisogno del tuo talento”.

 

Meno io, che sono sempre inquadrata. Io “eseguo”.

 

Naturalmente le gratificazioni che lui ci da, che ci ha dato, sono assolutamente SPROPORZIONATE al nostro effettivo merito. Ma forse fa parte del cammino anche questo. Un apprezzamento ESAGERATO, magari aiuta ad aumentare la fiducia in se stessi.

 

E poi ? …e poi arriva il giorno della “prima”. Allo spettacolo lui ti guarda come se fosse la prima volta. Era li seduto in prima fila, con lo sguardo meravigliato, la bocca aperta, e ansioso di vedere cosa sarebbe successo.

 

L’ha scritta lui la storia !

 

E’ stato incredibile.

 

Alla fine ci da il diploma, e mi fa notare come (almeno per quell’ora li) io sia passata da quadrata a tonda.

 

(che volesse dirmi che devo dimagrire ? _ )

 

E’ stata una bella esperienza.

 

Mi è veramente servita per “rasserenarmi”. Forse non ho ancora imparato a “superare” completamente la timidezza, forse non sono ancora abbastanza pronta per parlare in pubblico, tantomeno so recitare. Ma a qualcosa è servito.

 

Tant’è che il giorno 3 gennaio 2012, ho “scoperto” di essere incinta.

 

Ne avevo il sospetto, a fine dicembre, ma per scaramanzia non volevo crederci. Poi ho fatto gli esami…..edera veramente vero.

 

“Lui ha deciso, ha lanciato la freccia”.